mercoledì 10 maggio 2023

VIAGGIO&CINEMA: La Mole delle Meraviglie a Torino

Il Museo Nazionale del Cinema propone Stefano Bessoni. La Mole delle Meraviglie, a cura di Stefano Bessoni e Domenico De Gaetano, la prima grande mostra dedicata al genio creativo del regista, illustratore e animatore, ospitata dal 10 maggio all’11 settembre 2023 al piano di accoglienza delle Mole Antonelliana, con ingresso libero negli orari di apertura del museo.

Le oltre 150 opere esposte - per lo più provenienti dall’archivio privato di Bessoni e dalle collezioni del Museo Nazionale del Cinema - raccontano gli ambiti in cui si muove la sua ricerca espressiva: dalle fiabe al mondo della scienza, dalle illustrazioni all’animazione stop-motion e alla fabbricazione di puppets, fino al grande amore per il cinema.

Tra fantastico e fiabesco, in un percorso popolato da burattini, illustrazioni, filmati, reperti e preparati scientifici, ci si ritrova immersi nel mondo di Stefano Bessoni, un’affascinante Wunderkammer all’interno della più maestosa e imponente fra le “camere delle meraviglie” torinesi, la Mole Antonelliana.

La mostra di Stefano Bessoni rende omaggio a tutto quello che il cinema rappresenta per Torino – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema - È racconto in forma divertente e affasciante della storia del museo, che è anche la storia della nostra città, oltre che un omaggio alla nostra fondatrice Maria Adriana Prolo. Proprio quest’anno ricorrono i 70 anni dall’istituzione della sua associazione, cuore fondante di tutto quello che oggi rappresenta la nostra istituzione, da sempre attenta a conservare e valorizzare il patrimonio delle proprie collezioni”.

Stefano Bessoni è un vero talento del cinema italiano – afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema - La sua libertà creativa e il suo stile hanno costruito un universo fiabesco personale, affascinante e inquietante al tempo stesso. Il suo stile visivo unico, paragonabile ai grandi della storia del cinema, è perfetto per raccontare Maria Adriana Prolo, studiosa, collezionista e visionaria, fondatrice del Museo Nazionale del Cinema, che con la sua determinazione e dedizione ha dato vita a un sogno che solo il linguaggio onirico e fiabesco di Bessoni poteva tratteggiare così bene”.

Il percorso espositivo prende forma attorno a cinque figure illustri, Antonelli, Prolo, Darwin, Lombroso e Greenaway, che, seppur in epoche e ambiti diversi, sono unite fra loro da una medesima vocazione: raccogliere e catalogare oggetti e idee. Bessoni le interpreta, le traduce in tratto grafico e in oggetti, in una alternanza di colori e bianco e nero tra reale e immaginario. L’arte e l’opera di Stefano Bessoni raccontano questo fil rouge.

Ho voluto raccontare la Mole Antonelliana come una mastodontica camera delle meraviglie, progettata e costruita da quell’architetto visionario che era Alessandro Antonelli, sognatore di un’architettura colossale e dal simbolismo drammatico. E come per magia, La Mole si trasforma veramente in wunderkammer della Settima Arte quando, all’inizio del nuovo secolo, viene destinata a Museo del Cinema, includendo tra le tante meraviglie il frutto della raccolta instancabile di Maria Adriana Prolo autentica e sincera cacciatrice di mirabilia e memorabilia legate all'arte del cinema e fondatrice del museo. Nella mostra, come nelle antiche wunderkammer, ho seguito la logica libera dello stupore e della meraviglia. Così, un sottile filo conduttore, costituito dalle mie personali fascinazioni, unisce le varie stanze tematiche dedicate a Maria Adriana Prolo, Alessandro Antonelli, Charles Darwin, Cesare Lombroso e Peter Greenaway in un percorso suggestivo fatto di illustrazioni, burattini, oggetti, reperti, preparati scientifici. La visita si amplia inoltre in estrose ramificazioni e suggestioni scaturite dai tanti elementi della mia ricerca espressiva, dal mondo della scienza e della falsa scienza fino alle fiabe e le tradizioni occulte. Considero il mio lavoro, in ogni sua accezione, una camera delle meraviglie dove rinchiudere tutto quello che in me desta stupore e meraviglia e trovo peculiare che la cinepresa sia chiamata camera, perché permette di catturare, immagazzinare e conservare, vincendo, in maniera del tutto aleatoria, il concetto di morte.

Numerose teche completano l’allestimento, e contengono puppets realizzati da Bessoni per la tecnica di stop-motion, oltre che scheletri, animali tassidermizzati, conchiglie e preparati zoologici provenienti dalle collezioni naturalistiche del Liceo Classico e Linguistico “V. Gioberti” di Torino, ripuliti, studiati, catalogati e rivalorizzati dagli studenti e dagli insegnanti del liceo. Nella sezione dedicata a Lombroso, sono esposti busti frenologici francesi con compassi antropometrici, modelli didattici sull'anatomia e sulle razze umane, antiche fotografie identificative dei criminali provenienti dalle collezioni Nautilus e un’elaborazione grafica dei disegni originali di tatuati conservati dall’Archivio del Museo di Antropologia criminale "Cesare Lombroso".

Al centro del percorso, la scrivania originale che Maria Adriana Prolo utilizzava a Palazzo Chiablese, prima sede del Museo Nazionale del Cinema, con esposto l’originale del volume Storia del cinema muto italiano, scritto dalla Prolo e edito nel 1951, la cui ristampa anastatica (revisionata ed edita in cofanetto) verrà presentata al Salone del Libro il 18 maggio alle ore 18:30.

A completamento della mostra, vedono la luce due volumi. Un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con le opere in mostra, le introduzioni di Enzo Ghigo e Martino Gozzi e i testi di Domenico De Gaetano, Alfredo Accatino, Santo Alligo, Ivan Cenzi e Telmo Pievani, ai quali si aggiunge un’intervista a Stefano Bessoni realizzata da Claudia Gianetto e Marco Grifo.

Contestualmente, la Logos Edizioni ha pubblicato il volume di Stefano Bessoni Maria Adriana Prolo. La signorina del cinematografo, edito in due lingue e che racconta la storia di colei che ha portato alla nascita del Museo Nazionale del Cinema.

Oltre alla mostra sono previste una serie di iniziative che vedono protagonista Stefano Bessoni e la sua arte.

Venerdì 12 maggio 2023 alle ore 10:00 nella sala Blu del Palazzo del Rettorato, Stefano Bessoni dialogherà con Domenico De Gaetano nel corso della Masterclass Stop-motion. L’anima nera dell’animazione, realizzata dal Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e la Scuola Holden, a cui seguirà la visita guidata alla mostra (partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti).

Sempre venerdì 12 maggio al Cinema Massimo alle ore 20:30 verrà proiettato il lungometraggio Krokodyle, che sarà introdotto dal regista Stefano Bessoni e dal direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano.

Sono inoltre previsti, nei mesi di giugno e luglio, una serie di workshop organizzati dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e la Scuola Holden in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.

Stefano Bessoni è regista, illustratore e animatore. Ha realizzato film sperimentali ottenendo premi in festival nazionali e internazionali. Dopo i lungometraggi Frammenti di scienze inesatte, Imago Mortis e Krokodyle, ha cominciato a raccontare le sue storie con i libri illustrati e si è avvicinato al cinema di animazione, rimanendone folgorato. Bessoni crede fermamente nel cinema come forma espressiva e nella politica d’autore. I suoi maggiori punti di riferimento sono Peter Greenaway e Jan Švankmajer.

Per anni docente di regia, oggi è coordinatore del corso di illustrazione e animazione allo IED Roma.

Presso la Scuola Holden di Torino tiene un corso di alta specializzazione di puppet making e animazione stop-motion.

Non esclude di tornare un giorno a realizzare film. Per distrarsi dalle tribolazioni legate al cinema, si è dedicato all’editoria e alla didattica e ha rispolverato la passione per l’entomologia allevando coleotteri giganti tropicali.

La Wunderkammer è l’archetipo degli odierni musei di storia naturale e può essere accomunata ai gabinetti delle curiosità del Rinascimento; nasce dal desiderio di riunire in un unico luogo raccolte di oggetti naturali, stranezze e manufatti strabilianti. L’epoca del suo massimo splendore termina intorno alla metà del Settecento con l’avvento del moderno pensiero scientifico, anche se l’impulso che spinge alla creazione di “camere delle meraviglie” sopravvive soprattutto in campo artistico, basti pensare alle opere di Joseph Cornell, André Breton o Kurt Schwitters.



lunedì 8 maggio 2023

VIAGGIO&ARTE: mostra "Libri d'artista" a Torino in occasione del Salone OFF

 

La mostra Libri d'artista: libri altri / segni altri / forme altre - Immergersi in nuovi mondi, promossa e a cura dell’Associazione culturale Collezione Piero Marengo - Progetto libro animato e d’artista, inserita nel programma Salone Off 2023, presenta un’esposizione di diverse tipologie di libri d’artista: leporelli, manufatti cartacei e non, con incisioni, dipinti, inserimenti di calligrafia, di varie dimensioni e rilegati a mano, realizzati dai soci dell’Associazione di Disegno e Incisione Senso del Segno di Torino.


Gli artisti intendono illustrare il loro percorso creativo approfondendo i concetti di "altro", nel rapporto dialettico tra "segno" che è "forma e materia viva"


Ogni artista rivela ed esprime, nel tema proposto, la propria sensibilità e la propria formazione artistica e culturale.


Espongono gli artisti:

Cristiana BERTOLAZZI, Maria Vittoria CAMMARELLA, Daniela CAPASSO, Lucia CAPRIOGLIO, Luciana CARAVELLA, Margherita CRAVERO, Albina DEALESSI, Guglielmo DURAZZO, Eugenio GILI, Elena MONACO, Giulia MORO, Anna MOTTES, Joanna PALJOCHA, Luisa PORPORATO, Silvana SABBIONE, Silvia SALA, Magda TARDON, Daniela THERMES


L'inaugurazione della mostra sarà martedì 16 maggio 2023, ore 17.30, presso gli spazi della Libreria Antiquaria Freddi (Via Mazzini, 40 Torino).


Le visita sono previste dal 17 al 31 maggio 2023

Orari di apertura Libreria: lunedì pomeriggio: 16.00-19.30 dal martedì al sabato: 10.30-12.30 - 16.00-19.30  domenica e lunedì mattina chiusi 

Per informazioni: Libreria Antiquaria Freddi: 011/8178751  www.librianimatiedartista.it


sabato 20 maggio 2023 ore 16.00-17.30

Incontro di approfondimento sul libro d’artista   

I labili confini del libro d’artista


 

Ne parla Silvia SALA, socio onorario dell’Associazione culturale di Disegno e Incisione Senso del Segno, ne discutono gli intervenuti, negli spazi della Libreria Antiquaria Freddi (Via Mazzini, 40 Torino).


L’Associazione Senso del Segno si è costituita nel 1996 con l’obiettivo di perseguire alcune finalità principali: diffondere la conoscenza dell’arte incisoria e del disegno attraverso la realizzazione di mostre, incontri, conferenze; promuovere l’esercizio delle tecniche grafiche e calcografiche attraverso attività di laboratorio, seminari e stages di aggiornamento e di approfondimento, divulgare la conoscenza dell’opera di maestri incisori attraverso la realizzazione di mostre retrospettive e si propone agli artisti come luogo di incontro, laboratorio di idee, scambio di esperienze, occasione di confronto, aggiornamento e dibattito artistico.

 

Sin dall’inizio della sua attività il Senso del Segno ha organizzato mostre tematiche dedicate alla Città di Torino (Torino e la Sindone, allestita nel 1997 e riallestita con ampie integrazioni nel 2010, anno di esposizione del Sacro Lino; Risorgimento Inciso, mostra inserita anche nei percorsi del Gran Tour, per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia; Segni e lamiere, in collaborazione con il Politecnico di Torino; Segni del ricordo, presso Palazzo Civico di Torino, 2016; Ada, segni di una vita,  in collaborazione con il Centro Studi Piero Gobetti; Segni della memoria, allestita a Torino e in altre località del Piemonte, 2017; Segni di paceaboliamo la guerra, in collaborazione con Emergency, 2019; Da libro a libro, Biblioteca Civica Centrale Torino, 2022; I Love Mausoleo della Bela Rosin,  Torino, 2022; In ricordo di Gino Strada, sede di Emergency, Torino, 2022).

 

Si segnalano altre mostre piemontesi: Piemonte fra neve e sport, realizzata nel 2006 in occasione delle Olimpiadi della Neve; Omaggio a Venaria Reale, nel 2010; La montagna e i suoi volti, Ecomuseo del Freidano, 2018; Segni della memoria, Sala Consiliare Buttigliera Alta, 2020; Senso del Segno mostra dei soci presso la Chiesa S. Croce di Avigliana (To) 2023.

 

Alcune mostre hanno avuto carattere itinerante in Italia e all’estero (fra cui Segni di Torino, allestita presso il Parlamento Europeo a Bruxelles nel 2001).

 

Nel 2016 si sono celebrati i 20 anni dell’Associazione, con una mostra presso la Biblioteca Universitaria di Torino.

 

Infine si ricorda la realizzazione di una Via Crucis incisa da 15 artisti per la Cappella di San Rocco a Monasterolo di Cafasse e donata anche al Museo Santa Maria di Castello a Genova, al Museo della Sindone di Torino e a Papa Benedetto XVI.

 

VIAGGIO&SPORT: LA VALLE D’AOSTA SI TINGE DI ROSA


La Valle d’AostaRegione Europea dello Sport per il 2023, il prossimo 19 maggio accoglierà la 13a tappa del Giro d’Italia. La Corsa Rosa quella mattina partirà da Borgofranco d’Ivrea per arrivare a Crans-Montana, in Svizzera, attraversando il territorio valdostano e transitando dal Colle del Gran San Bernardo, che diventa così la mitica Cima Coppi, ovvero il punto più in alto, per quota, raggiunto dai ciclisti in ogni edizione del Giro.

Un tracciato totale di 207 chilometri, che presenta una classica configurazione alpina: un avvicinamento pianeggiante, seguito da una serie di salite molto lunghe, intervallate da brevi tratti piatti, per salire fino ai 2.469 metri del Colle del Gran San Bernardo. Un’emozione, parliamo solo del tragitto che interesserà il Colle, lunga 34 chilometri.

Il valico del Gran San Bernardo è, storicamente, uno dei passaggi più importanti delle Alpi. Lo era già ai tempi dell’antica Roma e lo è stato soprattutto nel Medioevo, quando San Bernardo di Mentone fondò il celebre Ospizio, dove ancora oggi vengono accolti i viaggiatori e i pellegrini, che percorrono la Via Francigena. I canonici allevavano quelli che sono diventati i famosi cani San Bernardo, preziosi ausiliari nelle missioni di salvataggio in alta montagna. Oggi è ancora possibile ammirare i celebri cani e visitare il piccolo museo, che racconta la storia del Passo, dai culti dell'antichità fino all'ospitalità dei giorni nostri.

La strada che sale al Colle, da cui passò anche Napoleone Bonaparte, nel maggio 1800, durante la seconda Campagna d’Italia, è solitamente aperta dalla tarda primavera (apertura anticipata in occasione della corsa) fino all’inizio dell’autunno ed è particolarmente apprezzata da ciclisti e motociclisti.

La 13a tappa del Giro d’Italia 2023 in Valle d’Aosta sfilerà lungo le località di Pont-Saint-Martin, Donnas, Bard, Verrès, Saint-Vincent e Nus nella Valle Centrale, per poi attraversare Etroubles e Saint-Rhémy-en-Bosses nel territorio più propriamente alpino del tracciato. Un evento di grande richiamo internazionale, che è anche un’occasione per conoscere località, valli e particolarità della regione più piccola d’Italia.   

Point-Saint-Martin è il primo comune che si incontra in Valle d’Aosta, arrivando dal Piemonte. Deve il suo nome allo spettacolare ponte a campata unica, costruito dai Romani nel I secolo a.C. Qui sorge anche il museo del Ponte Romano, che invita a scoprire questa maestosa costruzione di pietra, unica in Europa. Pont-Saint-Martin è, inoltre, una delle tappe del Cammino Balteo – il percorso che coniuga escursionismo slow e cultura, lungo 350 chilometri di circuito ad anello percorribile in entrambi i sensi – ed è il punto di imbocco della Valle di Gressoney, che porta a uno dei versanti del Monte Rosa.

La Carovana Rosa transiterà poi da Donnas, culla del primo vino DOC della Valle d’Aosta e luogo dove la strada romana delle Gallie offre uno dei suoi punti più spettacolari, intagliata nella roccia e impreziosita da un arco scolpito nella pietra viva. 

Proseguendo, dopo il passaggio al cospetto del monumentale Forte di Bard, si raggiunge Verrès, all’imbocco della Val d’Ayas, dominata dall’omonimo castello, spettacolare maniero degli Challant. In una zona sopraelevata e molto panoramica si trova anche l’Arboretum La Borna di Laou (la tana del lupo nel patois del luogo), ricco di piante e arbusti di varie specie e raggiungibile a piedi. A ridosso del centro storico parte la strada che porta a Challand-Saint-Victor, Challand-Saint-Anselme, Brusson, Antagnod e Champoluc, con vista sull’imponente massiccio del Monte Rosa.

La carovana rosa prosegue passando per Saint-Vincent, detta la “Riviera delle Alpi” per il suo clima sempre mite e nota per le sue terme curative e il Casinò, che da sempre hanno reso la località particolarmente apprezzata dall’aristocrazia e dal jet-set anche internazionale.

Il Giro attraversa poi Nus – nome di derivazione romana da “ad nonum (ab Augusta) lapidem”, che indicava la distanza in miglia romane, nove, dall’Augusta Praetoria (Aosta) – villaggio alla base della incontaminata valle di Saint-Barthélemy, dove visitare l’Osservatorio Astronomico della Regione Valle d’Aosta, che offre laboratori e visite adatte anche ai bambini.           

Superato il capoluogo di Aosta e imboccando la valle del Gran San Bernardo, si arriva a Etroubles, un borgo alpino medievale di straordinaria bellezza a 1270 metri, in epoca romana tappa sulla Via delle Gallie e, successivamente, sulla Via Francigena. Etroubles è un museo a cielo aperto, tra opere d’arte contemporanea, splendidi fontanili e antiche abitazioni in pietra con tetti in lose, tanto da essere stato annoverato tra i Borghi Più Belli d'Italia. 

Per gli amanti del trekking, questo è anche un ottimo punto di partenza per facili escursioni, lunghe traversate nella natura incontaminata, tappe della Via Francigena, o ancora itinerari di più giorni, come il Tour du Mont Fallère, spettacolare giro ad anello con vista sui principali 4.000.

Salendo ancora, poco prima del confine con la Svizzera, si arriva a Saint-Rhémy-en-Bosses, situato a poco più di 1600 metri, noto per il pregiato prosciutto, lo Jambon de Bosses, una delle quattro imperdibili specialità della Regione Valle d’Aosta, che hanno ottenuto il marchio di qualità DOP (da visitare il prosciuttificio De Bosses, nato per la valorizzazione e diffusione di questa eccellenza). Per i biker da Saint-Rhémy-en-Bosses partono numerosi itinerari in MTB, così come emozionanti trekking, alcuni dei quali davvero sfidanti.

Il Giro d’Italia a maggio sarà il primo grande evento sportivo di rilevanza internazionale che la Regione ospiterà nel corso del 2023. Seguiranno, poi, il TorX, l’endurance trail più affascinante al mondo lungo i sentieri delle due Alte Vie della Valle d’Aosta, con inizio e fine a Courmayeur, a settembre; la Coppa del Mondo di sci alpino Cervino Matterhorn speed opening, a novembre e la Coppa del Mondo di Snowboad cross, sempre a Cervinia, a dicembre.    


venerdì 5 maggio 2023

VIAGGIO&EVENTI: A TORGIANO UNA STAGIONE RICCA DI EVENTI ENOGASTRONOMICI

Sarà una stagione enoturistica frizzante, cosmopolita e ricca di appuntamenti quella di Lungarotti, storica azienda vitivinicola di Torgiano, nel cuore dell’Umbria. Una carrellata di eventi animerà i mesi di maggio e giugno per vivere e assaporare la Lungarotti Experience.

Si parte sabato 27 maggio con Cantine Aperte, il tradizionale appuntamento dedicato agli enoappassionati e curiosi che potranno visitare le cantine di Torgiano e Montefalco e assaggiare i vini. 

Anche quest’anno, il leit-motiv della manifestazione sarà l’educazione al bere consapevole, messaggio di cui Lungarotti si è sempre fatta promotrice e che si concretizzerà in una serie di iniziative, solo su prenotazione, per valorizzare il significato etico del vino, raccontarne la storia e il lavoro dei vignaioli e le peculiarità dei vini che vanno sempre consumati con moderazione e consapevolezza. 

La manifestazione prosegue domenica 28 con wine tour, picnic, laboratori didattici gratuiti e tante altre esperienze in cantina e all’aria aperta, sia a Torgiano che a Montefalco.

La stagione di appuntamenti continua a giugno con una novità assoluta: “Bolle a Torgiano”, evento dedicato agli appassionati di bollicine che si terrà domenica 18 e lunedì 19 giugno sotto il portico della cantina. In degustazione ci saranno 8 champagne di alcuni produttori di nicchia che Lungarotti ha scelto di distribuire, oltre ai brut dell’azienda di Torgiano. Per l’occasione saranno presenti i vigneron francesi che racconteranno al pubblico le loro storie e la passione che li muove.

Il 21 giugno è un’altra data da segnare sul calendario: dopo la riapertura a maggio, l’Osteria del Museo – situata accanto al Museo del Vino di Torgiano e a due passi dal Museo dell’Olivo e dell’Olio – darà il via ad un ciclo di cene etniche accompagnate dai vini di Lungarotti. 

Si comincia mercoledì 21 con le specialità della cucina greca e si proseguirà esplorando le pietanze tradizionali dei paesi mediterranei e non solo. Un viaggio tra le culture che ricalca il percorso del Museo del Vino, creato da Lungarotti, incentrato sull’importanza del nettare di Bacco nell’immaginario collettivo dei popoli che hanno abitato, nel corso dei millenni, il bacino del Mediterraneo e l’Europa continentale.

Infine, per tutta la stagione, proseguono i wine tour, il trekking, i picnic tra i vigneti sia a Torgiano che nella tenuta BIO di Montefalco, per immergersi nella natura e scoprire come nasce un vino, dal grappolo alle bottiglia.



mercoledì 3 maggio 2023

VIAGGIO&VINO: UN VINO “PERDOMENICO”

Sono andate esaurite in pochi giorni le 326 bottiglie da 0,75 litri, 100 magnum e 5 doppie magnum di Perdomenico - Langhe Nebbiolo Doc 2016, edizione limitata creata dalla storica azienda di Monforte D’Alba il cui ricavato è stato integralmente devoluto in beneficenza. Gli amici di Domenico Clerico hanno sposato subito l’iniziativa di solidarietà lanciata in memoria del fondatore dell’omonima azienda acquistando tutte le bottiglie dell’ultimo vino ideato e realizzato da Clerico prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2017. 

L’intuizione visionaria è stata quella di produrre un vino con le uve raccolte da una vecchissima vigna di Barolo, lasciandolo affinare senza il passaggio in legno per ottenere l’espressione più pura di un grande Nebbiolo.

Abbiamo scelto di trasformare questo desiderio di Domenico in un’edizione di pochissime bottiglie a lui dedicate, fin dal nome, – dice la moglie Giuliana Viberti Clerico – perché crediamo che investire nella memoria sia la risposta migliore al futuro. Inoltre, abbiamo deciso di donare il ricavato in beneficenza perché vogliamo che sia ricordato non solo come un grande vino, ma anche come un mezzo per fornire un sostegno concreto alla comunità”. 


Il ricavato delle vendite dell’edizione limitata di Perdomenico è stato infatti devoluto al
Presidio dell’Ospedale Valduce “Villa Beretta” di Costa Masnaga, una struttura che si occupa di Medicina Riabilitativa e, in particolare, del recupero delle persone con disabilità determinate da malattie congenite o acquisite. 

La somma è stata impiegata per l’acquisto di un robot per la riabilitazione motoria a seguito di ictus e trauma cranici. 

Siamo felici del successo riscosso da questa iniziativa di solidarietà – dice Giuliana Clerico – che testimonia come Domenico abbia lasciato un segno indelebile nel cuore di tanti amici e clienti. Ora pensiamo ad una successiva donazione a favore del comune in cui è nata la nostra azienda, Monforte d’Alba, da impiegare nella manutenzione del parco giochi per bambini”.

Domenico- mio zio - era una persona solare, innamorata della vita e della sua Langa e nonostante non sia più qui con noi, ovunque andiamo percepiamo il suo “essere” nel racconto delle persone, che magari lo hanno incontrato anche solo per una volta. Ad ogni evento, ad ogni fiera, ci sono persone, e tante davvero, che appena vedono il nome del vino  o dell’azienda decidono di fermarsi e spendere alcuni minuti per dedicarmi un ricordo di Domenico e della sua contagiosa allegria.” così la nipote Cecilia Rocca.

Giuliana Viberti Clerico e Cecilia Rocca con amici e produttori durante la serata dedicata a Perdomenico Langhe Nebbiolo DOC 20216


"La vite unisce il cielo alla terra e nel suo frutto vivono sangue, luce e amore” diceva Domenico Clerico. Perdomenico Langhe Nebbiolo Doc 2016 è l’ultimo atto d’amore che il grande viticoltore ci ha lasciato. 

Un sogno, un desiderio – sottolinea Oscar Arrivabene, enologo dell’azienda – che abbiamo voluto trasformare in un progetto di beneficienza a favore di chi opera ogni giorno per migliorare la qualità della vita di coloro che soffrono”.




giovedì 27 aprile 2023

VIAGGIO&VINO: UN ROSSO PER BRINDARE ALLA FESTA DELLA MAMMA


È il Tinata di Monteverro, assemblaggio di Syrah e Grenache, che seduce e conquista.

La hanno dedicato canzoni (Portami a ballare di Luca Barbarossa, Dai mamma dai, questa sera lasciamo qua i tuoi problemi e quei discorsi sulle rughe e sull'età, dai mamma dai questa sera fuggiamo via), poesie (La Mamma di Ada Negri, La mamma non è più giovane e ha già molti capelli grigi: ma la sua voce è squillante di ragazzetta); film sul grande schermo (Mamma Mia!  con una strepitosa Meryl Streep o Tutto su mia madre, capolavoro di Almodovar): la mamma è sempre la mamma. Una figura quasi mitologica, mix perfetto di affetto e rigore, regole e concessioni, tenerezza e serietà.

Ecco allora che per onorare la sua festa non c’è vino più azzeccato che il Tinata di Monteverro, realizzato proprio in omaggio alla mamma di Georg Weber - proprietario e anima dell’azienda Vitivinicola di Capalbio insieme alla moglie Julia -. In onore di sua madre, Cristina detta Tina, grande appassionata di Syrah, è stato creato questo vino a base - appunto - di Syrah e Grenache, un rosso sensuale che scalda il cuore.

Al di là dei regali, del tempo da trascorrere con lei, del biglietto d’auguri da nascondere tra le pagine dell’agenda o nella tasca del cappotto, l’idea è quella di omaggiarle con un brindisi esuberante e brillante, caldo e sensuale, dolce e diretto come solo le mamme sanno essere!

Il Tinata di Monteverro viene prodotto da una piccolissima parcella adiacente alla macchia mediterranea, al cui centro si erge una quercia da sughero centenaria, riprodotta graficamente anche in etichetta, il Tinata è un vino affascinante anche nella forma della bottiglia, con il suo elegante collo allungato e la sua capsula rossa, le linee morbide tipiche della borgognotta. 




venerdì 21 aprile 2023

VIAGGIO&ARTE: 'PLAYING WITH WILDFIRE', in Bolivia attraverso le fotografie di Max Hingel

Dagli incendi della regione di Chiquitania in Bolivia, una delle sfide socio-ecologiche più urgenti del nostro tempo. È in mostra a OFF TOPIC, da martedì 25 a venerdì 28 aprile, ‘PLAIYNG WITH FIRE’ con oltre 20 fotografie di Max Hingel. 

Venerdì 28 aprile ci sarà anche un talk, preceduto dalla proiezione di un documentario, racconta a partire dalle ore 18, il più ampio progetto di ricerca finanziato dall'Arts and Humanities Research Council (AHRC) e sponsorizzato dall'Università di Glasgow e dall'Università di Newcastle, insieme alla docente Lorenza Fontana, responsabile del progetto e il fotografo Max Hingel.

‘Playing with Wildfire’ è il nome del progetto di ricerca che trae le proprie metodologie e tecniche dalla tradizione del Forum Theatre, che affonda le proprie radici nel "Teatro degli oppressi" del drammaturgo brasiliano Augusto Boal, per generare dialoghi di comunità in risposta ai più complessi conflitti culturali, politici e ambientali scatenati dagli incendi nella regione boliviana della "Chiquitania", la sede di una delle più grandi foreste secche del mondo e immensamente vulnerabile agli incendi estremi.  

Oltre 20 scatti del fotografo di Max Hingel indagano, in una anteprima della mostra, attraverso i volti dei protagonisti,  alcune delle tragiche esperienze vissute, a causa dei grandi incendi, dalle comunità della regione di Chiquitania in Bolivia. 

Un'area che presenta oggi una delle foreste secche più grandi e meglio conservate al mondo, in un ecosistema altamente esposto agli incendi, dove le comunità della regione sono state e continuano ad essere profondamente colpite dall'intensificarsi di questo fenomeno. 

Gli incendi boschivi sono infatti una delle sfide socio-ecologiche più urgenti del nostro tempo, legate non solo all'aumento della temperatura e alla siccità prolungata causate dai cambiamenti climatici, ma anche ai cambiamenti delle attività umane, comprese le attività agricole, lo sviluppo delle infrastrutture, i cambiamenti demografici e l'urbanizzazione. 

La dimensione multi-culturale dell'area della Chiquitania ospita indigeni, comunità contadine, insediamenti mennoniti, e abitanti appartenenti a gruppi etnici differenti. 

La migrazione rurale e  l'espansione della frontiera agraria insieme ai nuovi grandi progetti infrastrutturali parallelamente all'endemica mancanza di risorse, provocano ogni giorno conflitti a bassa intensità tra diverse comunità con modalità differenti di gestione della terra e delle risorse, oltreché tra diverse comunità con pratiche culturali e visioni differenti di sviluppo.

Lorenza Fontana, nata a Novara, si è laureata a Torino e proprio da qui ha cominciato i suoi percorsi di ricerca e studio, che l’hanno portata in giro per tutto il mondo, e in particolare in america latina, fino a diventare studiosa e professoressa associata all’Università di Glasgow. Questo progetto di ricerca-azione, da lei coordinato, si evolve dal seminario al teatro quando nel marzo 2022 circa 28 partecipanti, provenienti da 22 comunità, si sono riunite in un workshop di cinque giorni, condividendo le proprie storie derivanti da esperienze vissute in occasione degli incendi boschivi. 

Da queste storie sono nati quattro spettacoli del Forum Theatre in cui sette partecipanti al seminario sono stati selezionati per esibirsi in quattro comuni della Chiquitania. 

Dalle piazze principali delle città alle remote comunità rurali indigene e contadine questi spettacoli sono stati rappresentati 14 volte in differenti location, coinvolgendo oltre 800 persone. Nella tradizione del Forum Theatre, i membri del pubblico sono inoltre stati invitati a intervenire e salire sul palco per esplorare le possibili e future alternative ai conflitti presentati sul "palcoscenico".

La mostra condivide quindi alcuni dei ritratti delle persone che hanno dato vita alla rappresentazione teatrale, le cui vite sono state profondamente segnate dagli incendi. I loro ritratti sono affiancati a scene dell'opera teatrale. La mostra vuole trasmettere  l'urgenza e l'intensità di come gli incendi boschivi siano connessi ed interconnessi ad una fitta rete di problemi endemici: espropriazione della terra, corruzione istituzionale, gravi mancanza di servizi sanitari di base, fallimento delle infrastrutture sistemiche, estrema disuguaglianza, controversie politiche e molto altro.

Queste immagini raccontano storie di sopravvivenza e resilienza - di persone e comunità che sopportano e superano circostanze difficili e precarie, intensificate da ricorrenti crisi socio-ecologiche.