"Venere in metrò":
quando il passato risolve il presente
Gaia: 308 anni, taglia 38, donna perfetta, madre in
carriera, vive una vita perfetta, in una casa perfetta, con una
famiglia perfetta.
Milano: città cosmopolita, città perfetta, città sempre alla moda.
Pian piano il perfetto castello di
cristallo della protagonista si crepa.
Tutto inizia dalla rottura con il
marito, che scopre la presenza di un terzo in comodo...
Poi la figlia inizia a dare evidenti
segni di squilibri mentali.
Poi Gaia perde il lavoro.
Poi inizia a riaffiorare un passato che
dire scomodo è dir poco. E tutto si sgretola, tutto crolla, tutto
assume dei connotati diversi e la svolta, dapprima, non è per nulla
positiva.
Poi arriva una speranza di redenzione. Per
alcuni, non per tutti...
Il bello di questo romanzo che affronta
argomenti molto più vicini a noi di quanto non si voglia ammettere,
è che tali argomenti vengono raccontati con un'ironia non comune: Giuseppe Culicchia riesce a far sorridere e ridere di gusto anche se si tratta di un riso amaro, un
riso che fa riflettere.
Il ritratto che il narratore fa di questo
spicchio di società è impietoso. Mostra l'aspetto vuoto di alcune
persone che hanno perso di vista la vita stessa e che camminano per
le strade della città di Milano come automi. Le ripetizioni presenti nel testo
non ne intralciano la scorrevolezza, anzi rendono l'idea della
ripetitività della vita della protagonista.
Quando si termina di leggere un libro
di questo genere ci si ritrova con la testa piena di domande ma le
risposte sono talmente evidenti che potrei quasi definire questa
lettura “catartica”.
Ogni tanto credo faccia bene a tutti
scontrarsi con la realtà dei nostri tempi, anche se la conosciamo
fin troppo bene, anche se la viviamo quotidianamente. Leggere dal di fuori un'esperienza di vita altrui, però, permette
di mantenere la giusta distanza dai fatti e, quindi, aiuta a
riflettere in maniera più profonda sulla propria di vita...
La soluzione proposta tra le righe è
quella di vivere con la giusta dose leggerezza - che non è superficialità - senza cadere nel
patetico e soprattutto senza perdere di vista i veri valori: la
semplicità e gli affetti prima di tutto.
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