venerdì 24 gennaio 2025

VIAGGIO&LETTERATURA: UNO SGUARDO SULL'INDIA



Saranno i libri di Salgari che mi leggevano da bambina, sarà la mia vena spirituale, sarà l'approccio alla vita più simile a quello orientale che a quello del nostro Paese, saranno mille altri motivi che non sto ad elencare, sta di fatto che non riesco a resistere davanti ad un libro che abbia in qualche modo un richiamo all'India...

Uno dei miei preferiti sull'argomento è il diario di viaggio di uno scrittore davvero interessante: Giancarlo De Cataldo, dal titolo “L'India, l'elefante e me”.


Si tratta di un viaggio nell'India del nord raccontato con dovizia di particolari, descrizioni di paesaggi e di scorci di vita che si intrecciano in maniera armonica tra di loro.
Per nulla scontato anche se alcune nozioni già si conoscono nel momento in cui ci si approccia a questo tipo di lettura.

Lo scrittore riesce ad appassionare il lettore coinvolgendolo pienamente all'interno del suo viaggio che, come spesso accade in luoghi come l'India, non è solo fisico ma anche e soprattuto mentale e interiore. 

Non da turista ma da viaggiatore, che c'è una bella differenza, De Cataldo decide di arrendersi alle mille contraddizioni dell'India e di lasciarsi attraversare da tutto ciò che incontra lungo la strada.



Non mancano descrizioni di mendicanti, poveri e malati come è normale che sia sapendo anche solo in minima parte come può essere la qualità della vita in quella parte del mondo. 

Nulla di tutto ciò risulta però di difficile approccio o comprensione grazie all'abile penna di De Cataldo.

Ci si immerge in un mondo diverso da quello che siamo abituati ad abitare ma in maniera del tutto naturale.

Il vero protagonista del libro è lo sguardo curioso e
attento dello scrittore che sa cogliere quelle sfumature che troppo spesso si danno per scontate.



Il libro ci porta da Varanasi, città sacra, a Bollywood, tempio del cinema che produce più film di Hollywood, passando dal quartiere più povero che ci si possa immaginare dove la gente morta per strada è all'ordine del giorno, fino al Taj Mahal, una delle meraviglie del Mondo, senza dimenticare il ricordo della non violenza gandhiana.

Questo lungo viaggio si conclude con la constatazione che la prima volta che si va in India la si può comprendere in parte, mentre la seconda, la terza, la quarta volta si inizia a realizzzare che l'India è davvero incomprensibile: è da vivere e basta...



Le fotografie sono un mio personale ricordo del mio viaggio in questo Paese, coacervo di mondi diversi, eterogenei e, talvolta, quasi in antitesi tra di loro.

L’India si può vedere nello sguardo della gente che la abita, non c’è, secondo me, altro modo di interpretarla (giusto alcuni libri come questo possono dare un contributo alla “comprensione”, ma è il cuore l’unico organo umano che può farsi un’idea…)


Nessun commento:

Posta un commento