Arménio
Vieira (Praia, Capo Verde 1941) è l’unico autore capoverdiano
insignito del prestigioso Prémio Camões, il più importante
riconoscimento alla carriera letteraria del mondo di lingua
portoghese, assegnato dal Portogallo e dal Brasile insieme. Poeta
refrattario al metro, ma votato ad una sensibilità epigrafica e
aforistica, ha al suo attivo una bibliografia non vastissima, ma di
grande impatto nel panorama delle lettere capoverdiane. In prosa ha
al suo attivo O Eleito do Sol(1990)
e questo All’inferno (1999),
di cui non solo siamo davanti alla prima traduzione italiana, ma alla
prima traduzione dal portoghese tout-court.
Se
è vero che la tradizione letteraria capoverdiana è stata una delle
prime cronologicamente ad emergere tra quelle che al tempo erano
ancora colonie portoghesi, e da sempre si è contraddistinta per
un’apertura verso le letterature europee e americane, l’opera
tutta di Arménio Vieira sembrerebbe ancor più esemplare in tal
senso, opponendosi a certe tendenze di ritratto
della caboverdianidade in
letteratura: leggere Vieira significa imbattersi continuamente nella
citazione esplicita o implicita, nel richiamo costante alla
tradizione letteraria occidentale: e questo non coinvolge soltanto
(e, anzi, lo fa soltanto marginalmente) la tradizione portoghese o
brasiliana, al contrario, da Omero a Nabokov, da Joyce a DeFoe, da
Goethe a Kafka, il panorama è quello di un certo “canone
occidentale” che anche al lettore italiano suona tutt’altro che
estraneo.
All’inferno (Edizioni dell'Urogallo) è un non-romanzo, o meglio un anti-romanzo, da quanto si evince dalle coordinate che lo stesso autore e il mutevole narratore non si esimono a fornirci, che fa perno su un topos letterario consolidato: il protagonista viene imprigionato in una villa dalla quale potrà uscire soltanto se riuscirà a scrivere un romanzo che possa essere giudicato come un capolavoro. Il protagonista in questione, che, a capitoli alterni, porta il nome di Robinson (il protagonista del primo romanzo moderno) e quello di Leopold (il protagonista dell’ultimo...), tenterà di fare il suo meglio, in un labirinto letterario e testuale che quest’Africa insulare ci regala come uno strano e perturbante sogno di noi stessi sognato sulla linea del tropico...
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